Il meteorite Azzurro, di Leonardo Vannimartini

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view post Posted on 29/2/2012, 19:39
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Colonnello

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Correvo con l'automobile sull'autostrada Roma-L'Aquila, ero appena entrato in Abruzzo, passato il tunnel mi trovavo dinanzi la mole del Monte Velino, le sue cime innevate spuntavano fra le nubi. I raggi del sole uscivano tra le nuvole sparse illuminando i monti e le praterie abruzzesi.
Dopo i terribili eventi sismici della zona dell'Aquila, si ebbero delle ripercussioni sui monti nelle vicinanze di Sulmona, dove ero diretto. Una roccia era franata e si era aperta una caverna, dove una grossa conformazione rocciosa di colore azzurro trasparente era apparsa; roccia di materiale sconosciuto. Presentava indubbiamente i caratteri di una meteora, ma la cosa più straordinaria era che, nell'interno imprigionava una sagoma nera, come un gigantesco serpente. Meraviglia: una forma di vita aliena, un animale extraterrestre emergeva dal sottosuolo.
Naturalmente la cosa non era stata resa pubblica, altrimenti una folla di curiosi da tutto il mondo si sarebbe precipitata sul luogo, le ricerche dovevano essere svolte con estrema tranquillità, prima di dare al mondo una notizia di questa portata. C'era un divieto di accesso per frana sulla strada che porta alla montagna, cosi gli abitanti dei borghi vicini erano tenuti lontani.
Arrivai nella zona, salii su per la strada che portava al punto della frana, erano stati allestiti dei container sulla pianura scavata davanti alla caverna. Era mezzogiorno, il sole usciva a tratti dalle nuvole grigie, sceso dalla macchina sentii un brivido, nel vento freddo e l'aria profumata delle montagne, molto diversa da quella umida e viziata di Roma.
Entrai nella caverna e rimasi abbagliato dall'enorme meteora azzurra, sembrava un grande cristallo dalla forma tondeggiante e irregolare, le sfaccettature riflettevano la luce; all'interno si vedeva una sagoma scura, come un enorme murena era piegata a forma di zeta. Notai subito il grosso cranio, diverso dai serpenti e creature marine come le anguille, ricordava più la testa di una tartaruga ma il colore era nero. Mentre l'osservavo eccitato mi si avvicinò il professor Nardi, mia vecchia conoscenza, aveva in mano delle radiografie dell'essere imprigionato nel cristallo, dopo esserci salutati, me le mostrò e disse: è da escludere che sia un qualche fossile preistorico, il suo rimanere imprigionato nella meteora risale a prima dell'impatto sulla terra, avvenuto intorno al 20. 000 a. c., e poi la sua composizione non somiglia a niente di terrestre. Il suo enorme cranio è pieno di una materia nera, che ricorda appena vagamente un cervello di una qualsiasi specie vivente del nostro pianeta ed è più grande di quello umano. La lunghezza di questa creatura è di circa 23 metri e 6 di circonferenza, la pelle è squamata e all'interno c'è una colonna vertebrale di un materiale osseo, morbido e di colore rosso.
Un'essere proveniente da chissà quale pianeta? chiesi io, non solo: disse il professore, ma certamente proviene dal di fuori del nostro sistema solare.
Andammo alla mensa, durante la quale ci furono dei colloqui con altri scienziati ed esperti, l'ipotesi sul materiale della meteora era che sembrava quasi un gas solidificato. Già erano pronti i macchinari per tagliare la pietra e poter osservare da vicino la creatura.
Il pomeriggio andai nel piccolo borgo limitrofo chiamato Subburria, formato da vecchie case in pietra e una rocca medievale abbandonata: subito rimasi colpito dallo stemma scolpito sopra il portone che raffigurava un serpente chiuso dentro una sfera. Mi recai nel bar sulla piazza e chiesi al barista delle delucidazioni sull castello e sui nobili che vi abitarono. Ne sapeva poco, mi disse che si chiamavano i Dragoferri: conti o principi estinti da secoli. In un angolo del bar c'erano degli uomini più o meno anziani che giocavano a carte, si alzò uno con i capelli grigi all'indietro e i baffi bianchi, mi raccontò una leggenda: il principe Tagliaferri di Subburria, intorno all'anno 1000, era in guerra contro le truppe dello stato pontificio. Durante l'assedio del borgo, si scatenarono delle forti tempeste fino a far franare la montagna, che trascinò ed ingoiò le milizie nemiche ed apparve nel cielo la sagoma di un drago avvolto da una nuvola azzurra, tanto che il papa lo prese come un segno negativo, mandatogli dal demonio, e non volle più saperne di Subburria. Il principe Tagliaferri, invece, credette che il drago gli fosse stato inviato da Satana, per vincere e diede inizio alla costruzione del castello, cambiando il suo nome in Dragoferri. Intervenne il barista con aria seccata: è una vergogna che quella bella rocca sia in condizioni pietose, il comune e lo stato si mangiano i soldi e il paese di Subburria cade a pezzi! Un bambino entrato nel bar disse: io entro di nascosto nel castello, nei sotterranei c'è una stanza con disegni di draghi e scritte illegibili, una volta con un mio amico abbiamo visto delle ombre nere ed un fantasma.
Al fantasma non credevo ma alle scritte e i draghi sì, visto che la montagna tiene racchiusa quella meteora da secoli.
Erano le 19, 30, arrivò in paese la macchina con il professor Nardi, insieme ad un collaboratore americano, il professor William Darrill, più giovane e all'incirca mio coetaneo, rispetto all'attempato professor Nardi: veterano della scienza. Mi invitarono a cena nel ristorante di Subburria, accettai e gli chiesi se avevano visto lo stemma del castello, William rispose di sì e anche lui sembrava convinto che non fosse stato disegnato cosi per caso, anche lui pensava che qualcuno nell'antichità avesse potuto vedere, chissà in quale modo, il fossile alieno chiuso nella montagna.
Parlammo molto la sera durante la cena e raccontai la legenda ai due scienziati, la trovarono molto interessante. Finito di cenare salutai i colleghi e curioso mi diressi verso la chiesa, medievale, costruita in pietra. All'interno c'era una scultura risalente al quattordicesimo secolo, raffigurava la madonna sopra il mondo che schiaccia il serpente, ma qui il serpente di colore azzurro si trovava all'interno della sfera fatta di cristallo trasparente, a differenza della iconografia postuma con il serpente sopra il mondo e la madonna che lo schiaccia.
Tornai al campo allestito sulla montagna davanti alla caverna, nel container dove era stata assegnata la mia stanza: ero stanco ma eccitato per le scoperte ed anche un po' spaventato. Ripensavo alle lamentele del barista su Subburria che cade a pezzi: ne hai per poco, pensai: presto questo paesino sperduto tra i monti diventera molto popolare...
Dormii pesantemente fino al mattino seguente. Era una giornata di sole, le nuvole del giorno prima erano completamente scomparse, stavamo agli ultimi giorni di Febbraio, il sole illuminava tutta la vallata dalla rada vegetazione, i prati ingialliti e la poca neve sulle cime più alte.
Ero deciso ad entrare nel castello per vedere se c'erano le iscrizioni raccontate dal bambino, misi una tuta e portai con me uno zaino con dentro l'occorrente. Scendendo sulla strada con la macchina, svoltando dalla montagna, mi apparve il paese di Subburria in pieno giorno: era molto piccolo, con il campanile che spuntava tra le vecchie case medievali, vicino al castello, di forma rettangolare con quattro torri agli angoli. Sulla parte bassa del paese arroccato su una collina, c'erano delle costruzioni più moderne ed un parcheggio, dove lasciai la macchina.
Salii la strada verso la piazza, erano quasi le dieci del mattino, nelle zone in ombra, dove il sole invernale non batteva, c'era la brina.
Incontrai, mentre camminavo, il bambino del giorno prima, aveva circa 10 anni, gli dissi: hai detto le verità sui disegni nel sotterraneo del castello? Guarda che sto entrando nella rocca e scenderò nei sotterranei. Rispose: è vero, ma è difficile entrare nel sotterraneo è tutto franato e l'entrata stretta, ma tu sembri magro e dovresti passarci...
Il bambino mi indicò il punto da cui si accedeva nel castello: dal retro, lungo una stradina sopra lo strapiombo dove era arroccata la fortezza. Tirai fuori dallo zaino il casco di protezione, una torcia elettrica e la macchina fotografica digitale; entrato, mi trovai nella corte del castello, piena di erbacce ed arbusti; mi diressi verso una porta al piano terra, le altre due erano in cima a delle scalinate, quindi la porta al pian terreno doveva portare ai sotterranei. Scesi lungo le scale che percorrevano un corridoio molto stretto, fino ad una stanza dove cerano i muri franati e la piccola entrata nel sotterraneo, come aveva detto il bambino. Riuscii ad entrare a malapena, con la torcia illuminai la sala: al centro c'era una colonna alta poco più di un uomo, con degli anelli di metallo in alto, era evidente che serviva per legarci i condannati. Intorno sulle pareti c'erano disegni di diavoli, serpenti e draghi, dipinti ad affresco e anche iscrizioni latine. Illuminai il soffitto a volta: era di colore nero e c'erano dipinte stelle, pianeti, strane sfere simili al sole ma di vari colori. Lessi le scritture sulle pareti, riportavano formule per evocare delle divinità antiche: il serpente nero. Formule scritte in latino e su un dipinto si vedeva la vittima sacrificale: legata alla colonna.
Interessante, pensai, dal fossile alieno né è nato un vero e proprio culto. Feci delle foto, venute non bene vista l'oscurità, sentivo dei brividi gelidi e mi precipitai fuori dal castello.
Presi la strada per tornare alla caverna della meteora, durante il tragitto in automobile mi risuonavano in mente quelle formule latine.
Dopo pranzo, verso le due del pomeriggio vidi il professor Darrill, beveva una birra seduto fuori la caverna con i lunghi capelli biondi che brillavano al sole. Mi avvicinai e gli dissi: a quest'ora non fa freddo? No, per niente! Rispose, e aggiunse: poi io sono del South Dakota dove in inverno fa un gran gelo! Sto bene qui. Gli parlai degli affreschi nel sotterraneo del castello, mi disse di non essere precipitoso nelle conclusioni, anche se sicuramente quella specie di serpente ha influenzato in qualche modo le superstizioni locali.
Avevo una strana inquietudine dentro, andai verso la meteora: guardavo e riguardavo quell'essere oscuro, non era un comune animale, aveva un espressione demoniaca, malvaggia, ma sopratutto la cosa più inquietante era che, sembrava umano: intelligente. La luce riflessa nella meteora azzurra illuminava la sua pelle nera, quasi metallica, di bagliori sinistri, finché ad un tratto vidi il suo occhio spostarsi verso di me, mi guardava, era vivo, urlai!... Arrivarono i tecnici e i professori a cui mostrai l'occhio della creatura e dissi: si è svegliato è vivo! Cercarono di calmarmi, dopo averlo osservato mi dissero che ero stato abbagliato da un riflesso di luce.
Improvvisamente si sentirono dei rumori: la meteora si stava sgretolando, lasciando uscire una nebbia azzurra; tutti si meravigliarono correndo a destra e sinistra per studiare l'evento. Io ero molto impaurito, quel mostro nero mi spaventava a morte e fuggi via con la mia automobile, fino a che, al calare del buio, mi fermai in mezzo alla campagna tra i monti.
Vedevo l'universo nero, illuminato da sfere di fuoco con pianeti aridi ed altri gassosi, visioni infernali con figure nere, simili a diavoli, materializzarsi nelle stelle composte di fuoco come fornaci. Tutto in movimento, un movimento folle e inarrestabile, rotatorio e dalla rotazione nel nero universo, snodarsi il nero serpente.
Mi svegliai in una stanza buia con una grande finestra, da cui entrava la luce della luna piena, non riuscivo a muovermi, ero legato in un letto di contenzione; mi trovavo in un ospedale per disturbi psichici. Un senso di sconforto mi assalì mentre ricordavo l'essere nella meteora, mi aveva visto.
Stavo in una clinica psichiatrica che affaciava sul mare, sempre in Abruzzo; ero stato colto dal delirio e da reazioni violente: secondo i medici. Dopo pochi giorni, rimesso e slegato, mi recai nell'androne della clinica, mi salutarono alcuni altri pazienti, uno mi chiese sorridendo: stai meglio? Vidi che aveva il giornale del giorno in mano e gli chiesi se me lo faceva leggere, me lo diede e mi sedei vicino alla finestra. C'era una notizia che riguardava la caverna della meteora, diceva: non sappiamo che tipo di ricerche si facessero in questo sito, si dice: o un fossile preistorico o addirittura un essere da un altro pianeta, ma la persone coinvolte nelle ricerche sono scomparse ed altre sono state trovate morte con terribili mutilazioni. Gli abitanti del vicino borgo di Subburria dicono di aver visto nuvole di fumo azzurre, riscontrabili in intossicazioni su alcuni bambini, che hanno manifestato segni di violenza tra loro e su animali. Un contadino afferma di aver visto come un enorme larva nera sparire nelle profondità della terra, attaverso la caverna.
Da quel giorno sono convinto che il serpente alieno vaghi sotto la superfice terrestre, risvegliato dall'aria, dagli studi eseguiti ma soprattutto da me, io sono la causa, avendo letto le formule nel sotterraneo del castello, lui cerca me...

 
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